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"...essere o non essere..."

"Essere o non essere?"

Vedi caro Hamlet, caro Shakespeare, io di base sceglierei "non essere", perchè mi ci rispecchio di più nella volontà che ha una persona di sparire e non esistere più.
Ma è altresì vero che talvolta, "essere" è sublime.
Sai, ci penso molto durante le mie giornate attanagliate da dubbi esistenziali e ovviamente, a causa delle mie situazioni tendo, come dicevo prima, a preferire la "non esistenza".
Ma se mi soffermo a pensare davvero a tutto, quindi anche al bello dell'esistenza, arrivo a questa conclusione:

"Essere o non essere? ...non essere stato..."

Capisci, vivere la mia esistenza senza l'influenza del mio passato, come un bambino che scopre ogni giorno il mondo, che fa i suoi errori ed impara ad imparare, che si stupisce nel stupirsi, ma poi dimenticarsi di nuovo e riniziare sempre tutto dal principio.
Non avere alle spalle la propria esistenza, mi aiuterebbe a prendere le cose per come sono e non per come le vedo o potrebbero essere.

Il problema esistenziale che ti poni, caro maestro, è determinato dal fatto che "l'essere" evidentemente ti ha influenzato a tal punto da metterne in dubbio lo stato stesso e quindi iniziare a pensare di "non essere" come soluzione finale.
Quel non essere lo possiamo intendere come morte, assenza totale o quindi pazzia, perchè no? In fondo Hamlet è pazzo, ma finge di esserlo.
In conclusione, il disagio di "essere", a mio avviso, è dato dalla coscienza che abbiamo di noi plasmata dal nostro passato.

Si, "non essere stato" è una grande via di mezzo, nonchè risposta alternativa...non trovi?


-Ricky)>



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