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(Tratto da: "Dialoghi Pendenti" di Riccardo Minicucci)

COME IN UN QUADRO DI PICASSO

"Lo dicevo che scrivevo,
che di fatto lo facevo,
che la mente ribolliva,
che la vita poi spariva.
Non appartenere...
Un comando o una condanna?
Una scelta o uno stato?
Ma l'animo non s'inganna
e per questo ti ho creato."

Impercettibile, sottile ed invisibile, celato tra strati di spirito, di carne ed ossa, tra angeli in bilico.
Sei tu, nel mio specchio mascherato, nascosto e di fatto incatenato.
Così sfuggente ed interpretabile, così lucente ed impenetrabile.
Un volto a me sconosciuto in un quadro dipinto da più angolazioni.
Ma un volto che mi appartiene, ambiguo, nelle sue contraddizioni.
Io, che negli altri cerco uno spicchio di vita, mi rifletto sfiorandone il volto con le mie stesse dita.
Tra mimiche, recite e prose, tra "uno sguardo cupo dietro un mazzo di rose".
Mi ribello al mio opposto, alla totale scala di grigi, quella che ci congiunge, quella che mi raggiunge.

Eccomi, scorgo qualcosa di me, è mio...
Perdonami se vengo a prenderlo.

...e mentre il mio cuore mi stringe, la mia mano mi dipinge...


-Ricky)>



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